Bernardino degli Albizzeschi nacque a Massa Marittima l’8 settembre 1380. La sua infanzia fu subito segnata da due gravi lutti: la madre morì quando aveva tre anni e il padre quando ne aveva sei. Fu così che il piccolo Bernardino si trasferì a Siena assistito dalle amorevoli e religiosissime zie. A Siena Bernardino poté ricevere un’ottima educazione da nobile benestante. Sembra che in giovinezza non desse alle zie molte preoccupazioni, tranne quando a 17/18 anni disse loro di essersi innamorato di una bella ragazza. Solo indagando le zie poterono accorgersi che il volto del quale si era invaghito Bernardino era quello della Vergine Maria dipinto sopra porta Camollia.
La vocazione vera e propria venne solo dopo l’esperienza di volontariato svolta durante l’epidemia di peste che scoppiò a Siena nel 1400. Ricevuto il permesso di entrare tra i francescani, poté vestire la tonaca l’8 settembre 1402, esattamente un anno dopo professò i voti di povertà, obbedienza e castità mentre nel 1404, sempre l’8 settembre, celebrò la sua prima messa.
Il suo entusiasmo per il Vangelo, la sapienza teologica e il suo modo di parlare sciolto, colto ma anche ironico avrebbero potuto spingere da subito Bernardino a diventare predicatore, ma lui si mostrò a lungo contrario per via della sua voce debole, poco adatta a lunghi discorsi da tenersi all’aperto e in luoghi affollati. La sua vita monastica per i successivi 12 anni si svolse perciò in conventi di periferia, dove il frate ebbe modo di conoscere la gente, capirne i problemi e scoprire il modo per farsi comprendere bene da loro.
A partire dal 1417 arriva la vocazione di predicatore. Bernardino aveva una missione: che il popolo capisse il messaggio delle sue prediche, così formò il suo stile all’insegna della semplicità, evitando le parole complicate e le citazioni in latino tanto care ai religiosi dell’epoca. Da buon predicatore, Bernardino si preoccupava di tener viva l’attenzione attraverso parentesi ironiche, interloquendo con i presenti e inserendo spesso esempi e metafore facili da capire e da ricordare. Alla fine della predica era solito rispiegarne tutto il contenuto in parole povere, in modo che tutti potessero tenerlo a mente e riparlarne con i conoscenti.
Possiamo essere certi dello stile delle prediche di San Bernardino perché alcune di esse, un ciclo di 45 prediche tenute in piazza del Campo a Siena nel 1427, sono state puntualmente trascritte da un certo Benedetto di maestro Bartolomeo. Lo stile dell’eloquio era così efficace che effettivamente il frate veniva ascoltato e capito, non solo dal popolo, ma anche dai governanti, che a Siena e a Perugia promulgarono delle Riforme degli Statuti che portano il suo nome.
Dopo le prediche di Siena Berardino dovette difendersi in un processo per eresia fatto intentare contro di lui dagli ambienti degli usurai e delle case da gioco, contro cui si era esplicitamente scagliato più volte. Le sue critiche non riguardavano affatto la proprietà privata e il denaro, che difende come utili strumenti nel trattato economico Sui contratti e l’usura, ma la mancanza di etica del lavoro di questi ambienti. L’accusa di eresia da cui dovette difendersi riguardava in modo particolare il nuovo culto che Bernardino diffondeva durante le sue prediche: il culto del Nome di Gesù, che egli invitava a venerare anche nella sua rappresentazione grafica, il monogramma JHS sormontato da una croce e inserito all’interno di un sole dai dodici raggi, ognuno rappresentante una qualità del nome di Gesù. Pian piano molte delle città in cui aveva predicato il santo furono piene di tavolette e decorazioni con questo simbolo. Dall’accusa per eresia e idolatria fu completamente prosciolto anche grazie alla difesa del teologo Paolo da Venezia e dell’amico Giovanni da Capestrano.
L’ultima città in cui Bernardino giunse fu L’Aquila, dove si recò per riconciliare due fazioni che si stavano scontrando apertamente. Qui, però, giunse molto malato e il 6 maggio 1444 morì prima di poter tentare una pacificazione. Si raccolta, allora, che la bara continuò a gocciolare sangue fino a quando le due fazioni non si riconciliarono.
La canonizzazione fu chiesta da San Giovanni da Capestrano appena dopo la sua morte e la santificazione fu promulgata in breve tempo: nel 1450 Berardino da Siena divenne Santo.
Per aver inventato il “logo” del nome di Gesù, San Bernardino da Siena è venerato come il patrono dei pubblicitari.